Lingua dei segni italiana: lingua, non linguaggio; segno, non gesto; sordo, non sordomuto

In questo nuovo articolo della rubrica linguistica sulla lingua dei segni italiana (LIS), parliamo dell’espressione che spesso ci capita controvoglia di sentire: “il linguaggio dei gesti dei sordomuti”

1. La (non il) LIS è la lingua dei segni italiana, non un linguaggio.
Linguaggio e lingua fanno riferimento a due concetti molto diversi.
Il linguaggio è la capacità biologica innata dell’essere umano che ci permette di comunicare agli altri i nostri pensieri, di dare informazioni o avvisare di un pericolo.
La lingua, invece, è il modo concreto attraverso il quale possiamo esprimere questa capacità innata. La lingua viene naturalmente acquisita dall’essere umano grazie agli stimoli visivi, sonori e tattili ai quali è esposto sin dal grembo materno. Tutte le lingue del mondo presentano delle caratteristiche comuni, i cosiddetti “principi”. La LIS, al pari delle altre lingue dei mondo, vocali o dei segni, possiede tutti i principi per i quali può essere definita una lingua.
La LIS, come tutte le lingue dei mondo, è una lingua storico-naturale, nata e sviluppata dagli stessi segnanti.
Non si utilizzano mai espressioni come “il linguaggio italiano” o “il linguaggio russo”, ma si dice “la lingua italiana” o “la lingua russa”. Allo stesso modo la LIS è la lingua dei segni italiana.

2. La LIS è composta da segni e non da gesti.
Molto spesso si confonde la parola “segno” con la parola “gesto”. Il vocabolario Treccani della lingua italiana definisce il gesto un “movimento del braccio, della mano, del capo, con cui si esprime tacitamente un pensiero, un sentimento, un desiderio, talora anche involontariamente, o si accompagna la parola per renderla più espressiva (…)”. I gesti sono quelli che usano anche le persone udenti. Non si può attribuire ad ogni gesto un significato unico e preciso e non possono essere realizzate frasi di senso compiuto solo utilizzando i gesti. I segni che compongono la LIS, invece, corrispondono alle parole delle lingue vocali: sono unità dotate di significato proprio, a volte univoco, a volte ambiguo, con precise caratteristiche linguistiche e seguono determinate regole grammaticali di composizione.

A sinistra una delle varianti del segno "MATITA" in LIS, a destra un gesto tipico utilizzato dagli italiani.

3. La LIS non è la lingua dei sordomuti, ma è utilizzata dalla comunità sorda segnante, formata da persone sorde e udenti.
Anzitutto le definizioni “sordomuto”, “audioleso” e “non udente” sono da considerarsi scorrette. Con la legge numero 95 del 20 febbraio 2006, sono state sostituite dalle diciture corrette “persona sorda” o “sordo”. È vero che la lingua dei segni viene utilizzata principalmente dalle persone sorde ma non è uno strumento esclusivo delle persone sorde per comunicare. Anche le persone udenti possono far parte della comunità sorda, partecipando attivamente alla vita quotidiana e utilizzando la lingua dei segni per lavorare, studiare e comunicare con le persone sorde. Un esempio sono gli interpreti di lingua dei segni, i CODA (Children Of Deaf Adults, Figli di genitori sordi), gli studenti di lingua dei segni, i ricercatori che studiando le lingue dei segni, ecc.
La lingua dei segni, così come tutte le altre lingue vocali e dei segni, è una lingua di tutti e per tutti.

4. LIS: lingua dei segni italiana e non lingua italiana dei segni.
Si crede che LIS sia l’acronimo esatto di “lingua italiana dei segni”. Ma non è così. La corretta esplicitazione di LIS è “lingua dei segni italiana”. Per quale motivo?
La LIS è innanzitutto una lingua dei segni mentre l’aggettivo “italiana” indica l’area geografica nella quale si utilizza questa lingua. La dicitura “lingua italiana dei segni” è errata perché associa la lingua dei segni alla lingua italiana, rispettando le sue regole e la sua struttura, ma utilizzata con una modalità diversa, quella segnica. Niente di più errato: la LIS e l’italiano sono due lingue completamente diverse, con lessico, morfologia e sintassi distinte.

Bibliografia:
- Graffi G., Scalise S., 2013, Le lingue e il linguaggio : introduzione alla linguistica, Edizioni Il Mulino, Bologna.
- Guasti Maria Teresa, 2007, L’acquisizione del linguaggio. Un’introduzione, Raffaello Cortina Editore, Milano.

 

Leggi gli altri articoli della nostra rubrica "La grammatica della lingua dei segni italiana":
- Arbitrarietà e iconicità
- I cheremi

 

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VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Margherita G., interprete italiano - LIS:

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