di F. Borella
Sono sempre stata affascinata dalla varietà di persone che compongono il nostro mondo. Miliardi di individui, ognuno diverso dagli altri. Un mondo pieno di mondi.
Anche la disabilità è uno di questi mondi, con tante sfaccettature differenti, intrecciate tra loro.
Spesso la persona con disabilità viene identificata per la sua parte mancante, diversa o malata, senza pensare agli effetti negativi che queste “etichette” causano e senza pensare che prima di tutto è una persona che può sfruttare e mettere in risalto le qualità e le capacità che ha.
Questo interesse mi ha portato a intraprendere un particolare percorso di studio: nel 2015 ho conseguito la laurea triennale in Lingue, Civiltà e Scienze del Linguaggio presso l’Università Ca’ Foscari Venezia, con specializzazione in lingua dei segni italiana (LIS) e nel 2016 ho svolto il Master di Didattica e Psicopedagogia per Alunni con Disabilità sensoriale. Qui ho ampliato e approfondito le mie conoscenze sulla disabilità e ho deciso di approfondire l’ambito della disabilità visiva.
Per il tirocinio del Master ho realizzato un progetto che prevedeva la costruzione di materiali didattici tattili per alunni ciechi e ipovedenti che frequentano la classe quinta della scuola primaria. Da questa esperienza ho capito molte cose sul mondo delle persone cieche e ipovedenti. Da un punto di vista didattico, è importante che educatori e insegnanti si mettano in gioco in prima persona, provando ad osservare da un’altra prospettiva, quella del bambino pieno di creatività e inventiva. Durante l’esplorazione tattile degli oggetti gli educatori e gli insegnanti devono affiancare il bambino cieco e possono aiutarlo verbalmente o con le proprie mani.
L'immagine riportata qui sopra illustra un esempio di materiale didattico che ho realizzato per il tirocinio. È la rappresentazione tattile di una cellula nervosa. Questo tipo di materiale, per esempio, può essere utilizzato come supporto tattile ai contenuti visivi dei libri di scienze.
È importante usare materiali molto diversi tra loro nei colori e da un punto di vista tattile, per differenziare e mettere in evidenza le varie componenti della cellula.
Le scritte in nero vicino a ogni elemento sono pensate per gli studenti ipovedenti: per scriverle si sono seguiti parametri definiti di dimensione e di font del carattere. Possono essere aggiunte anche scritte in Braille.
Per il bambino cieco è fondamentale toccare e fare. I materiali tattili infatti aiutano a sviluppare le potenzialità percettive e cognitive dei bambini, sollecitano la loro curiosità, comprensione, la ricostruzione dei fatti, la produzione verbale e li allenano a sostenere l’attenzione. Inoltre, possono essere condivisi con i propri coetanei stimolando l’integrazione, la comunicazione e la socializzazione all’interno della classe.
Per la realizzazione dei materiali tattili si usa tanta creatività e…tanti materiali! È importante distaccarsi dall’idea di dover creare qualcosa di bello e concentrarsi soprattutto sull’efficacia tattile dell’oggetto. Durante la creazione di questi strumenti tattili, è consigliabile chiudere gli occhi e lasciarsi guidare dal tatto, da cosa “sentono” le mani. Toccare e percepire per capire se stiamo costruendo uno strumento nel modo migliore. Alcuni di questi materiali sono molto semplici e possono essere costruiti anche con la propria famiglia favorendo la relazione genitore-figlio.
Vorrei concludere con una frase di Paola Bonanomi, responsabile del Centro di Ricerca e Consulenza Tiflopedagogica per le disabilità visive nell’età evolutiva dell’Istituto dei Ciechi di Milano: “Toccare è conoscere. Conoscere è rappresentare. Rappresentare è comunicare”. La persona cieca ha un senso compromesso, ma può percepire il mondo circostante grazie al tatto. Se può toccare, allora può conoscere la realtà e può condividere con gli altri la sua esperienza.
Grazie al tatto anche la comunicazione diventa accessibile.
Laureata in Lingue, civiltà e Scienze del Linguaggio
Specializzata in Didattica e psicopedagogia per alunni con disabilità sensoriale
VEASYT offre la possibilità di guardare la traduzione in lingua dei segni italiana (LIS) di questo articolo a cura di Francesca R., studentessa della Laurea Magistrale in Scienze del Linguaggio con specializzazione in lingua dei segni italiana (LIS) presso l'Università Ca' Foscari Venezia: